mercoledì 31 agosto 2016

Moda hippie, origini e caratteristiche


Moda hippy
© Hubertk (flickr.com) 
Il movimento hippie o hippy, nato negli anni ’60 negli Stati Uniti e in seguito diffusosi in buona parte del globo terrestre, è stato caratterizzato da una filosofia di vita che ha direttamente influito anche sull’abbigliamento di chi, a quel movimento, ha preso parte.

E’ piuttosto raro eppure, anche al giorno d’oggi, alcuni hippie che hanno stoicamente resistito allo scorrere del tempo, possono essere incontrati e riconosciuti dal loro abbigliamento che, definire demodé è impossibile; il fascino degli anni ’60, l’abbigliamento colorato dalle fantasie psichedeliche, i grandi fiori, i vestiti a zampa d’elefante riscuotono tutt’ora successo e non a caso, ciclicamente, gli stilisti ripropongono quello stile apportandovi le modifiche necessarie per adattarsi al “gusto” dei giorni nostri.

Vederli comparire portando fiori portati tra i capelli come fossero coroncine oppure appuntati dietro le orecchie non era infrequente, avevano fatto loro l’indicazione contenuta nella canzone “San Francisco” e, come se non bastasse, la disubbidienza civile messa in atto piantando piante e fiori fu un esempio di come si potesse cercare di “battere” il sistema senza ricorrere alla violenza. I fiori erano simbolo di purezza, onestà e libertà, alcuni dei valori che andavano predicando con fierezza.

In contrapposizione alla moda borghese, perbenista, finto moralista, opprimente, che non lasciava spazio alla libertà individuale, all’esplorazione di mondi “alternativi” attraverso allucinogeni e droghe, i primi figli dei fiori decisero di differenziarsi tramite uno stile del tutto particolare, disordinato e poco ricercato, talvolta poco curato ma comodo e rispondente alla natura dell’uomo libero.

Ai piedi portavano sandali dall’aspetto “povero” anche se, non era infrequente osservarli muoversi scalzi (all’epoca il barefooting aveva una connotazione differente dai giorni nostri perciò, il camminare a piedi nudi non poteva essere considerata una moda), gli abiti erano caratterizzati da colori sgargianti, avevano fantasie “allucinate”, erano ampi e a volte prodotti in autonomia.

Donne e uomini indossavano tuniche, camicie e pantaloni, sia in jeans che in cotone naturale, a zampa d’elefante e spesso a vita bassa; le donne avevano la possibilità di indossare anche gonnellone, sempre in materiali naturali e talvolta non indossavano il reggiseno. T-shirt, camicie con fantasie fiorate o tinta unita, gilet da indossare sopra d altri capi oppure a “petto nudo” erano elementi caratteristici di un movimento che in breve iniziò a subire le contaminazioni di culture differenti, provenienti da altri continenti.

Le donne si mostravano prevalentemente struccate, più raramente sceglievano di utilizzare un filo di trucco e portavano i capelli lunghi, allo stesso modo degli uomini che però, spesso, portavano la barba incolta; a completare il look venivano utilizzate bandane, lunghe collane da sovrapporre l’una all’altra, grandi cinture, bracciali e orecchini di ispirazione indiana, africana e così via.

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